Il fascino del Male sembra essere insito nell’animo umano e le antiche storie, gli antichi miti, lo dimostrano. Divinità crudeli si scagliano contro gli uomini eppure vengono adorate, glorificate e, a volte pregate per infliggere quello stesso male contro gli altri uomini. Tra tutte le divinità presenti nei vari pantheon quelle più ambigue sono sicuramente quelle che avevano a che fare con l’oscurità nelle varie sfaccettature come Seth, Ekate, Hel ed altre.
Tra le divinità egizie, potenti, pericolose e spaventose, vi era una sola entità definibile malvagia ed essa era il dio Seth, dio oscuro e indecifrabile, violento e crudele ma indispensabile per la difesa del dio Ra. Seth è definito il dio rosso in quanto tale colore simboleggiava la rabbia, il caos e la violenza, ma anche la vita e la forza. Rossi erano i suoi occhi come rosse sono le sabbie del deserto egiziano su cui Seth domina. Come suo fratello Osiride, Seth è figlio del dio della terra Geb e della dea del cielo Nut e aveva anche due sorelle Iside e Nefti. Come Osiride sposa sua sorella Iside, così Seth sposerà sua sorella Nefti. Fin qui tutto nella norma, ma Seth inizierà a distanziarsi dagli altri dei egizi per l’atto crudele che inizia a tramare: il fratricidio. Osiride era stato designato da suo padre come successore e futuro governatore dell’Egitto e a Seth tutto questo non andava molto giù. Una notte, quindi, sorprese suo fratello uccidendolo e smembrandolo in varie parti per poi prenderne il posto come signore dell’Egitto. Iside e suo figlio, Horus, scapparono a nord insediandosi e regnando su quelle genti. Non contento del regno conquistato, Seth ingaggiò una lotta contro suo nipote per ottenere il dominio di tutto l’Egitto e la guerra che ne successe fu senza esclusione di colpi. A prevaricare fu Horus e Seth venne esiliato in una terra sterile e rossa, il deserto. La storia del fratricidio sembra ricalcare quella ben nota della Genesi tra i figli di Adamo ed Eva, i fratelli Caino e Abele. Come Caino, anche Seth avrà quel marchio che lo perseguiterà ancora oggi. Tuttavia, Seth è una figura malvagia il cui male è necessario. Nella mitologia egizia non poteva esistere il bene, rappresentato da Osiride, senza la presenza del suo contrario, il male, raffigurato da Seth nella definizione di “l’uno non può esistere senza l’altro e la loro identità si fortifica proprio attraverso lo scontro”. Altra caratteristica di Seth è la sua costante presenza sulla barca di Ra tutte le notti in quanto egli difende il dio del sole dal serpente del caos che vuole ingoiarlo ed impedirne la nascita il giorno seguente. Il male di Seth è necessario affinché possa scontrarsi e abbattere una malvagità più grande e permettere al bene di poter sorgere giorno dopo giorno (1).
Altra divinità egizia che si avvale di una duplice natura è Sekhmet, la dea leonessa la quale oltre ad essere definita “la potente” è anche invocata come la “Rossa Signora” dove il rosso, anche in questo caso, indica la sua furia e la sua brama di sangue. Come dea della guerra ha anche una duplice valenza, quella della vita e della guarigione. Si narra che, quando Ra governava la terra, gli uomini iniziarono a cospirare contro di lui e il dio, irato, inviò la dea Sekhmet ad annientarli. La sete di sangue e di violenza della dea leonessa fu senza eguali e la sua brama di morte stava portando all’estinzione del genere umano. Ra per placare la dea colorò di rosso la birra versandola sulle sabbie del deserto. La dea convinta fosse sangue, si fiondò sulla birra bevendone a sazietà fino all’ubriachezza. A quel punto Ra la condusse nel suo palazzo dove la dea si calmò. A tal ricordo si celebrava la cosiddetta festa dell’ebbrezza festeggiata durante la stagione delle inondazioni del Nilo. Per mantenere placata la dea, i sacerdoti che officiavano il suo culto dovevano ogni giorno pregare davanti a una diversa statua della dea cantando litanie ed offrendole birra, succo di melograno o incenso. Era così temuta che la dea veniva definita come “colei la cui potenza è tanto grande quanto l’infinito”, ma allo stesso tempo adorata e pregata perché portava la vita e la guarigione. I suoi sacerdoti, infatti, erano tutti medici abili nella pratica delle imposizione delle mani (2).
Spostandoci a nord, nell’isola d’Irlanda, troviamo una divinità temuta e adorata allo stesso tempo: Morrigan. Lei, una potente divinità irlandese, ricalca il nome di “Grande Regina”. È una divinità della guerra, violenta e desiderosa di atti carnali il cui aspetto è molto variegato. Non vi è un’unica descrizione, ma diverse in cui è raffigurata come una dolce fanciulla dai capelli rossi come il sangue, svestita oppure vestita di un mantello di piume di corvo nere, avere capelli lunghi color cenere oppure occhi rossi come il fuoco. Come la dea Sekhmet, anche Morrigan oltre a rappresentare la distruzione che segue la guerra è anche la dea delle iniziazioni in quanto dopo il suo passaggio la terra può rifiorire e rinascere a nuova vita, ricostruendo dalle macerie e iniziando un nuovo ciclo, un nuovo inizio. Di conseguenza, ella non rappresenta solo la morte, ma anche la vita; infatti nel libro della prosa dell’Irlanda è descritta come una parte della divinità triplice Morrigna formata da Morrigan, Badb (la lungimiranza e la conoscenza in battaglia) e Macha (la guerra e la morte, associata ai cavalli). Con la disfatta di Macha appare Némain al fianco delle altre due divinità, la voce che conduce alla battaglia e al regno dei morti. Interessante è come la dea Morrigan sia stata associata, nel culto tardo medievale, alla sorellastra di re Artù, il cui nome la ricorda, Morgana, a sacerdotessa di Avalon dalle grandi capacità magiche e trasfiguranti (3).
Affacciandosi verso un’ulteriore pantheon troviamo la dea Ecate la quale è sempre stata relegata a una sfera negativa, oscura e maligna per via delle sue abilità magiche, i suoi legami con le arti oscure, le ombre, le tenebre e il dominio sul regno dei morti. È sempre stata descritta come una figura orribile e terrificante con tratti animaleschi il cui volto cela quello di una fanciulla figlia dei titani Asteria e Perse. Ecate è una divinità ambigua in quanto i suoi tratti sono femminili così come gli elementi a cui si associa, ma le interpretazioni sono differenti. Essendo, appunto, una divinità femminile, in lei si celano tutti quei tratti che connotano le grandi dee greche: questa considerazione rovescia il punto di vista su di lei e la allontana da una raffigurazione che la vede solo e soltanto una divinità oscura. Figlia di titani, lei rappresenta il caos, la distruzione e la matrice irrazionale e primigenia della sua razza, eppure il suo ruolo è così temuto che lo stesso Zeus evita di oltraggiarla. In una visione del mondo tripartita tra Inferi, mondo terreno e Cielo, Ecate è in grado di occupare ogni sfera. Ecate è guida, visione del mondo e luce attraverso uno dei suoi numerosi simboli, la torcia o la luna stessa. Lei è anche parte del mondo mediano attraverso i crocicchi e le porte, simboli del passaggio da un mondo all’altro e, per quanto riguarda il mondo ctonio, lei è signora della notte, delle tenebre. Ad essa si associano le numerose erbe medicamentose attraverso le quali veniva adorata e invocata per produrre filtri di varia natura, gli antesignani delle pozioni magiche. Lei era la signora dei cani, animali infernali e a confermare la sua natura triplice, vi è la raffigurazione della dea nelle sue tre sfaccettature visibili soprattutto negli incroci (4).
Risalendo a nord, nella mitologia norrena, troviamo il male rappresentato da Hel, l’inquietante e oscura figlia di Loki e della gigantessa Angrboda. Ella ci appare in duplice natura, ambivalente, in quanto non la prende a male quando Odino la relega nel regno più buio e desolato dei nove regni e appare sempre pronta ad ascoltare le suppliche di coloro che si inoltrano nel suo regno per ottenere dei favori, purché vengano rispettate le sue condizioni. Fu ad opera di Hel che il dio Baldr non poté ritornare a nuova vita in quanto la sua condizione era che il mondo intero piangesse la morte di Baldr. Tutti, animali e piante comprese, ad eccezione di una gigantessa, piansero la morte del dio e per quell’unica eccezione Baldr non poté ritornare tra gli Aesir se non dopo il Ragnarok, il crepuscolo degli dei. La duplice natura di Hel si rispecchia nel suo aspetto in quanto una metà è bianca e scheletrica mentre l’altra è oscura e vitale. Hel, oltre ad essere associata al regno dei morti e ai morti per disonore, malattia e vecchiaia, è anche la dea della pestilenza. Quando cammina per il mondo può accompagnarsi ad una scopa o a un rastrello e se col primo spazza via il genere umano, col secondo permetterà solo a pochi di sopravvivere, coloro che non verranno falciati dai denti del rastrello. Una volta giunti nel regno di Hel, i morti dovranno superare il giudizio della dea che li relegherà, poi, nella zona più adatta a loro. Tra questi spazi si ricorda la spiaggia dove i defunti sono privati delle loro unghie, le quali serviranno alla costruzione della grande nave Naglfar destinata a condurre i morti di questo regno durante il Ragnarok e l’assalto alla fortezza di Asgard (5).
Sitografia/Filmografia
1) https://www.storicang.it/a/il-dio-seth-lambiguita-male_15360
2) https://ilgrimorioverde.it/la-dea-sekhmet-storia-e-culto-della-dea-leonessa/
3) https://fantasmi-paranormale-misteri-ed-esoterismo.webnode.it/l/morrigan/
4) http://web.mclink.it/MH0077/IlGiardinoDeiMagi/Giardino%201/Astori_Ecate.htm
5) https://www.staynerd.com/dentro-la-mitologia-di-god-of-war-gli-dei-del-nord-seconda-parte/
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