La strage dimenticata. Francisco Franco
Spagna, 1936.
Nella città di Salamanca, si ode un grido lacerante che dice che le forze militari si alzano contro il governo di Manuel Azana. A capo di questi rivoluzionari, c’è un generale delle forze armate di stanza in Marocco: Francisco Franco Bahamonde.
Franco nacque il 4 dicembre 1892 a Ferrol, un paesino della Galizia; era figlio di un ufficiale della marina e questo trasporto verso le forze armate si percepisce in maniera prorompente, dato che la sua famiglia per ben 6 generazioni aveva dato dei marinai al Regno di Spagna.
Di indole introversa, Franco si legò alla madre che gli trasmise una forte religiosità che esprimerà negli anni seguenti.
Dopo aver deciso di seguire le orme di famiglia, Franco abbandonò il proposito di diventare marinaio a causa della chiusura dell’accademia navale nel 1906 e entrò in quella militare di Toledo nel 1907.
Mostrò da subito una forte predisposizione alla vita militare, dedicandosi anima e corpo allo studio della topografia e storia militare; la sua fu una carriera alquanto veloce: nel 1909 divenne sottotenente, nel 1912 divenne tenente e partì alla volta del Marocco dove c’era il protettorato spagnolo.
Nel 1914, all’età di 21 anni, divenne capitano e divenne noto alle sue truppe per la sua risolutezza e le sue capacità organizzative che lo fecero brillare e divenne maggiore delle forze armate. Nel 1920 fondò la Legione Straniera spagnola assieme all’amico di vecchia data, il generale Millàn-Astray noto come il “Glorioso Mutilato” perché aveva perso diversi arti in battaglia ed era diventato un esempio di coraggio per i soldati della legione.
Nel 1923, Franco sposò la giovane Maria del Carmen Polo che gli darà una figlia di nome Carmen o Nenuca come sarà nota affettuosamente dal padre. Sebbene la sua carriera fu brillante, iniziò una forte discesa a causa della nascita della Seconda Repubblica nel 1931 voluta dal ministro comunista Manuel Azana: Azana non gradiva la crescente popolarità di Franco, dovuta in merito anche ad alcune sue frasi su una cospirazione bolscevico-giudaica sul giornale Acciòn Espanola.
Nel 1932, il generale José de Sanjurjo che godeva di una notevole fama nei ranghi dell’esercito, creò una prima congiura ai danni della Repubblica che venne subito repressa ma pose le basi per quello che sarà l’Alzamiento General.
Fu nel luglio del 1936 che tutto ebbe inizio: Franco, insoddisfatto dalla Repubblica e da come non si insegnava più il patriottismo perché molti ufficiali vicino alla destra nazionalista vennero sostituiti con altri vicini agli ideali repubblicani, decise di dare vita ad un golpe a Las Palmas de Gran Canaria dove pubblicò un proclama, dopo la sollevazione dei soldati di istanza in Africa.
Sebbene il golpe non ebbe gli esiti sperati, la marcia dei nazionalisti verso Madrid era iniziata.
Il 20 luglio 1936, Sanjurjo morì in seguito ad una bomba messa sul suo aereo e il potere passò alla Junta de Defensa che stava a Burgos comandata da quattro generali: Emilio Mola, Gonzalo Queipo de Llano, lo stesso Franco aiutato dal fratello Nicolàs e da Millàn-Astray sul fronte della propaganda e Miguel Cabanellas Ferrer.
Grazie agli aiuti che trovò sia nei fascisti di Mussolini sia di Hitler, Franco poté attuare una vera e propria ascesa al potere, data anche dall’amico Astray che si occupò della propaganda: fu sua l’idea di rimettere la bandiera bicolore o la Monarquica rispetto alla bandiera tricolore della Repubblica, affinché potesse unire anche i monarchici.
Astray fece leva sul fatto che Franco possedesse la baraka, termine arabo che stava ad indicare la fortuna perché nessun proiettile l'aveva colpito in modo da mutilarlo, quasi fosse un nuovo Cid Campeador, pronto a guidarli in una nuova Reconquista contro gli arabi.
La guerra civile spagnola fu una delle guerre sanguinolente che portò Franco e i falangisti al potere: la loro marcia fu terribile che mieté tantissime morti, tra militari ed intellettuali come Federico Garcìa Lorca che venne ucciso dai militanti fascisti con due colpi di pistola il 19 agosto 1936.
La marcia dei falangisti partì il 2 agosto da Téotuan in Marocco e in breve tempo caddero alcune città principali della Repubblica: Siviglia, l’Andalusia intera, Mérida, Badajoz, Maqueda, Toledo dove salvarono gli uomini intrappolati nell’Alcazar, Salamanca, Guernica aiutati dai piloti della Luftwaffe, Barcellona, Valencia, Bilbao e Madrid che capitolò il 1° aprile 1939 che pose fine alla Guerra Civil.
Un episodio particolare riguardò Franco con lo scrittore Miguel de Unamuno: nonostante avesse supportato i militari per un ritorno alla Repubblica e fosse un sostenitore dei diritti baschi, Unamuno si accorse che la Spagna era caduta in un fascismo come in Italia e in Germania, dopo la morte di due suoi cari amici. Fu durante il famoso “Discurso sobre la raza” (Il discorso sulla razza) tenuto a Salamanca di cui era rettore che attaccò pesantemente Franco e i falangisti; venne salvato dalla moglie che era sua fan ma venne messo agli arresti domiciliari morendo il 31 dicembre 1936 per cause naturali, anche se molti sostengono che sia stato avvelenato.
Nel 1937, Franco prese il comando spodestando la Junta di Burgos e divenendo el Caudillo, il Generale e stilando i 27 punti del partito falangista che divenne il primo partito esautorando gli altri, non appena la guerra finì.
Con il re in fuga, nel 1939 Franco divenne il capo della Spagna sostenuto dai monarchici e dai reduci; grazie alle loro promesse, creò a fine guerra la Valle de los Caìdos per celebrare la memoria dei caduti falangisti durante la guerra, traslando i loro corpi.
Non appena prese il potere restaurando formalmente la monarchia nel 1947, Franco condusse la Spagna in un periodo molto nero: non entrò mai in guerra a fianco di Hitler o di Mussolini, ma li sostenne inviando delle truppe e togliendo la nazionalità ai combattenti della resistenza che venivano catturati come il fotografo catalano Francisco Boix che immortalò le condizioni dure degli spagnoli a Mauthausen.
Sebbene Franco non perseguitò mai gli ebrei scegliendo di non aderire alle politiche antisemite, perseguitò le minoranze linguistiche come i baschi e i catalani attuando una vera e propria politica nazionalista atta a togliere le radici delle lingue basche e catalane, per omologarle al castigliano. Per un lungo periodo, si creò un vuoto di memoria che portò all’esilio del Partito Nazionalista Basco dal quale nacque nel 1958 l’ETA. Proclamò il cattolicesimo religione di stato, arrivando ad ottenere da Papa Pio XII l’Ordine Supremo del Cristo per i suoi sforzi, abolendo anche l’aborto e il divorzio; inoltre chiunque fosse sorpreso in atteggiamenti omosessuali, era punibile con la morte. Aveva abolito i partiti anche di sinistra, per fondare il Sindicato Vertical e promosse una politica di autarchia che portò il paese alla bancarotta, per poi aprirsi al libero mercato che portò ad un boom economico negli anni ‘60.
Come ultimo atto prima di morire il 20 novembre 1975, Franco pose nuovamente il re a capo della Spagna Juan Carlos di Borbone che era stato un suo allievo e, alla sua morte, venne pianto amaramente dagli spagnoli. Inizialmente venne sepolto nella Valle de los Caìdos accanto ai suoi commilitoni, ma soltanto nel 2019 la salma venne traslata nel cimitero di Mingorrubio-El Pardo accanto alla moglie Maria.
Il suo acume e il suo fascino che portò al male sono ancora presenti in Spagna, se si pensa che se si osa solo parlare male di quel periodo, c’è ancora una forte reticenza a parlare dei falangisti perché sono ancora una forte presenza, nella Spagna del XXI secolo, con gente che ancora guarda ad un ritorno di un nuovo Caudillo, pronto a guidarli in una nuova Reconquista.
Bibliografia
Preston P., Francisco Franco, Milano, Oscar Mondadori Editore, 1997.
Visione del film, Lettere a Franco(Mientras dure la guerra), regia di Alejandro Amenàbar, 2019.
Visione del film, Il fotografo di Mauthausen(El fotògrafo de Mauthausen), regia di Mar Targarona, 2018.
Commenti
Posta un commento