La ricerca del carisma tramite il male: Potter, Black e Allock



 Molti dei personaggi di cui abbiamo trattato in questa tesina utilizzano il loro fascino allo scopo di raggiungere i propri malvagi obiettivi; in altri casi, il fascino e la malvagità sono talmente fusi da non essere distinguibili.

Nella letteratura e nella storia - come nel quotidiano - sono tuttavia frequentissimi quei personaggi che agiscono con malignità proprio allo scopo di accrescere il loro carisma: e all’interno della saga di Harry Potter ve ne sono parecchi. Non tratteremo qui lo sgradevole Cormac McLaggen né l’arrogante Zacharias Smith perché hanno un ruolo sin troppo marginale ai fini della storia, e nemmeno la giornalista Rita Skeeter, il cui lavoro è costantemente sbeffeggiato dall’autrice; nessuno dei tre, del resto, riesce a raggiungere il tanto desiderato rispetto.

Ben più corposi e interessanti sono invece altri tre casi: quello di James Potter, quello di Sirius III Black e quello di Gilderoy Allock. I tre sono distanti per imprese, impatto sulla vicenda e statura morale, ma sono accomunati da alcune caratteristiche: la tendenza a compiere azioni denigratorie e a mentire per coprire le loro mosse; l’indubbio successo ottenuto nelle loro relazioni sociali; il disvelamento critico finale del loro operato


Il personaggio di James Potter, ovviamente, è quello più difficile da esaminare. Non certo perché manchino le testimonianze sul suo conto, anzi!, quanto piuttosto perché le testimonianze stesse sono estremamente discordanti. I suoi amici e i suoi professori lo ricordano come un ragazzo brillante, scapestrato ma gioviale, capace di suscitare la simpatia di tutti; il suo nemico Piton lo ricorda come un bullo arrogante, presuntuoso, vanitoso e avido di plauso.

Per cercare di districare la matassa possono essere utili due accenni appena abbozzati su di lui. Il primo emerge dal dialogo finale tra Silente e Harry in “Harry Potter e la Pietra filosofale”:  «Raptor ha detto che Piton (...) mi odia perché odiava mio padre. È vero?». «Be’, sì, direi proprio che si detestavano. Più o meno come te e Malfoy.».

Alla luce dell’evoluzione della saga, si può facilmente capire che il paragone del preside sia il seguente:  Harry: Draco= Piton: James. 

Perché Silente affiancherebbe il rampollo dei Malfoy al Malandrino? Per la loro tendenza a farsi forti contro i deboli, per la loro insistenza nel ribadire continuamente la loro superiorità rispetto a quelli che hanno scelto come loro vittime, suscitandone il rancore e il desiderio di vendetta.


Del resto, James è ricco, bello e amatissimo dai propri genitori (che l’ebbero in età avanzata, quando ormai non speravano più di avere figli); undicenne, ha “quell'aria indefinibile di chi è stato molto curato, perfino adorato, di cui Piton era così vistosamente privo” (1). La sua descrizione ricorda da vicino il rampollo dei Malfoy da bambino, in piedi nel negozio di Madama McClan: abituato a essere viziato e considerato il centro del mondo. James come Draco è stato allevato con la certezza di meritarsi il primo posto in qualunque disciplina scolastica o sportiva;  di essere acclamato per le sue doti da tutti i compagni; di poter rischiare ogni impresa senza pagarne lo scotto; di essere sempre difeso dalla propria famiglia.

Proprio per questa eccessiva fiducia in sé stesso e nella benevolenza del mondo, James non è in grado di gestire la frustrazione e la noia ma ha continuamente bisogno di essere apprezzato, di ottenere l’ammirazione o quantomeno l’attenzione di qualcuno. Insieme ai Malandrini, in effetti, attraversa la scuola cercando di catturare gli sguardi degli altri studenti, presentandosi come modello da ammirare sospirando, e impegnandosi continuamente per risultare il leader migliore di tutti.

James non ha alcuna attenzione per chi non faccia parte della sua ristretta cerchia di eletti: a prova di questo, in compagnia di Sirius gonfia la testa di Bertram Aubrey (beccandosi una punizione) (2), del resto, se è vera l’accusa che Lily gli lancia nel capitolo 28 di Harry Potter e l’Ordine della Fenice (e perché non dovrebbe esserlo?) James è solito affatturare chiunque lo infastidisca.

Ha però un continuo bisogno di essere elogiato e ammirato, di risultare affascinante agli occhi di qualcuno: davvero cringe è il momento in cui mette in mostra i suoi riflessi da cercatore di fronte a un emozionatissimo Peter Minus: “James continuava a giocare col Boccino (...) Codaliscia lo fissava a bocca aperta, trattenendo il fiato e applaudendo a ogni presa particolarmente difficile. Dopo cinque minuti di quella scena, Harry cominciò a chiedersi perché James non gli diceva di darci un taglio, ma James sembrava godersi tutta quell’attenzione. (...)  «Mettilo via, dài» sbottò finalmente Sirius, mentre James eseguiva un’abile presa e Codaliscia strillava eccitato. «Prima che il nostro amico se la faccia addosso».

Come è noto, questa scena prelude all’orribile atto di bullismo - con la complicità dei suoi tre amici - che James sta per compiere contro Piton. Per la descrizione della scena, rimando al capitolo dedicato a Piton. Intendo solo soffermarmi sul comportamento di James verso il suo pubblico: forte delle risate degli altri studenti e del sorrisetto non trattenuto dalla Evans, pretende di barattare la liberazione di Severus con un appuntamento insieme a Lily (aggiungendo danno a danno, in un contesto oppressivo già a sfondo sessuale), e arriva a ledere gravemente l’intimità fisica di Severus pur di allontanare da sé il ricordo del rifiuto di lei.

Insomma, per ottenere attenzione e prestigio, per rafforzare la percezione del proprio carisma Potter padre non si ferma davanti a nulla. 

Si potrebbe dire che James cresca, maturi, abbandoni tali idiozie; in realtà Sirius stesso rivela che nei primi mesi della relazione il suo migliore amico teneva nascosti a Lily i maltrattamenti contro Piton (3).

Si potrebbe obiettare che James ha salvato la vita di Piton. Certo: ma PRIMA della terribile scena durante i G.U.F.O.

Si potrebbe infine osservare che, uscito da Hogwarts, James abbia messo la testa a posto. Niente di tutto ciò: pur di ottenere una vittoria morale su Vernon Dursley James ostenta la propria ricchezza, mandando in frantumi i rapporti tra Lily e Petunia. Giura poi di scusarsi con i futuri cognati, ma non lo fa MAI.

Bisognerà allora attendere la nascita di Harry? Nemmeno questo lo rallenta nella sua ricerca di gloria e conferme: dapprima rincorre il pericolo, schierandosi senza tentennamenti con l’Ordine della Fenice (Molly e Arthur, campioni di coraggio, decisero di restare dietro le quinte per non mettere a repentaglio i loro bambini); poi, costretto all’isolamento, si incupisce. Torna vitale e pronto all’azione quando Voldemort fa il suo ingresso nella casa di Godric’s Hollow, per dare una possibilità di fuga a moglie e figlioletto: ma SENZA BACCHETTA.

In conclusione, James è un caso esemplare di come la ricerca parossistica di mostrare la propria influenza possa portare una persona ad azioni profondamente scorrette o desolantemente egocentriche.


Un discorso analogo potrebbe essere esteso a Sirius, che tuttavia ad Azkaban sembra aver imparato molto. Si è pentito dello “scherzo” del Platano Picchiatore, e mostra di aver interiorizzato il valore dell’umiltà e della collaborazione (“se vuoi sapere com’è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari”(4)), benché continui a rivolgersi a Piton con l’epiteto “Mocciosus” anche in età adulta. Durante i suoi primi incontri con Harry è magnetico, attraente, solidale e premuroso: affascina a tal punto il ragazzo che, nonostante e, a causa delle prove che ha subito durante l’infanzia, egli gli si affeziona profondamente, considerandolo alla stregua di un genitore. 

Se da parte di Harry questo atteggiamento è commovente, resta qualche riserva sull’opportunità da parte di Sirius, fuggiasco e ricercato, di promettergli un utopico futuro insieme. Da adulto, avrebbe dovuto rendersi conto delle difficoltà, senza trascinarlo in false speranze: “Per forse mezz'ora, una gloriosa mezz'ora, aveva creduto che sarebbe andato a vivere con Sirius... il migliore amico dei suoi genitori... sarebbe stata la cosa più bella del mondo, a parte riaverli (...) Harry non poteva non sentirsi depresso quando pensava alla casa che avrebbe potuto avere, un desiderio ormai impossibile da realizzare”(5).

 La promessa del padrino conquista fino in fondo il giovane Potter; eppure, una volta che gli eventi renderanno possibile la loro coabitazione, Sirius rimprovererà più volte a Harry di non essere abbastanza simile al padre, cercando di spingerlo a comportarsi secondo i suoi propri modelli di valore.

Sirius, pur restando sempre affascinante e spesso affettuoso e cordiale, del resto, non rinuncia a mostrare la propria superiorità e la propria influenza su Kreacher, comportandosi orribilmente con l’elfo domestico. In breve, Sirius vuole, ha bisogno di riproporre un’immagine carismatica di sé; nel momento in cui il suo desiderio viene frustrato, osteggiato o semplicemente messo in discussione, pesta i piedi come un bambino capriccioso.


Personaggio di tutt’altra caratura è quello di Gilderoy Allock. Unico figlio dotato di poteri di un padre babbano e una madre strega, bello e biondo e di gentile aspetto, Gilderoy trascorse la prima infanzia nella certezza della propria eccezionalità. Tuttavia l’ingresso nella casa di Corvonero (1975-1982) lo costringe a confrontarsi con studenti estremamente dotati: il continuo paragone lo spinge quindi a trascurare l’impegno scolastico - sostituito dalla scorciatoie e raggiri - per cercare piuttosto di essere al centro dell’attenzione. In effetti, le imprese da lui compiute durante gli anni di scuola evidenziano la sua disperata ricerca di attenzione: annuncia di voler realizzare una pietra filosofale prima del diploma, di mirare alla carica di capitano della Nazionale inglese di Quidditch e di essere destinato a diventare il più giovane Ministro della Magia della Gran Bretagna. Certo, queste vanterie pur ottenendo un effetto opposto (quello di apparire vanesio, fastidioso e inconcludente agli occhi di compagni e professori) a quello sperato, risultano innocue; ma Gilderoy mostra anche di non aver alcun rispetto per gli altri, pur di ottenere fama: incide una sua firma a lettere lunghe sei metri lungo il campo da Quidditch, creando problemi alle partite; si invia ottocento biglietti per San Valentino, causando un tremendo ingorgo di gufi in Sala Grande; soprattutto, in un periodo segnato tragicamente dai misfatti di Voldemort, osa far troneggiare una sua immagine olografica gigante sui cieli di Hogwarts, in una smaccata imitazione del Marchio Nero (6).


Sviluppa tuttavia una notevole abilità negli incantesimi di Memoria: forte di essi, riesce a cancellare i ricordi di maghi e streghe e a rivendicare il merito delle loro azioni; ciò gli permette di essere insignito dell’Ordine di Merlino (terza classe), di diventare Membro Onorario della Lega per la Difesa contro le Arti Oscure  e di vincere per ben cinque volte il premio più ambito di tutti: quello per il Sorriso più Seducente promosso dal Settimanale delle Streghe.


Allock non mostra affatto doti carismatiche, ma il suo bell’aspetto, lo scintillante sorriso e la sua truffaldina furbizia gli permettono quindi di simulare un potente fascino; verboso e ininterrottamente dedito all’autoglorificazione, crede così tanto in sé stesso da riuscire comunque ad accattivarsi la simpatia e il seguito di molte streghe, incantate dalla sua immagine e dalle sue maniere melense. 

Un simile successo viene anche consacrato dalla lunga lista dei suoi libri, in cui inventa di sana pianta le grandiose imprese che non ha compiuto: “A merenda con la morte” (Break with a Banshee), “A spasso con gli spiriti” (Gadding with Ghouls), “Trekking con i troll” (Travels with Trolls), “In vacanza con le streghe” (Holidays with Hags), "In viaggio con i vampiri” (Voyages with Vampires), “A passeggio con i lupi mannari” (Wanderings with Werewolves - raccolto con i precedenti due nell’antologia The Travel Trilogy), “Un anno con lo Yeti” (Year with the Yeti), “Marauding with Monsters”, l’autobiografia “Magicamente io” (Magical Me) e la celeberrima “Guida alla disinfestazione domestica di Gilderoy Allock” (Gilderoy Lockhart's Guide to Household Pests). 


Coronamento della sua carriera sembra il ruolo di professore di Difesa contro le Arti Oscure affidatogli da Silente; tuttavia, proprio durante il suo anno di corso (1992-1993) viene smascherato. Nel disperato tentativo di cancellare la memoria di Ron e Harry, ormai ben informati sulle sue mosse, Gilderoy prova a lanciare un Oblivion con la bacchetta rattoppata di Ron; ma essa esplode, rovesciando su di lui gli effetti di tale incantesimo. Attualmente è un paziente del reparto Janus Thickey dell’Ospedale San Mungo, ma non rinuncia alla lettura delle lettere inviategli dai fan. Da quanto risulta dai film, nonostante abbia imparato solo dopo tre anni a scrivere di nuovo, durante la sua degenza al San Mungo è riuscito a far pubblicare un ulteriore libro: “Who Am I?”.


Si può dunque parlare di carisma, nel caso di Allock? Certamente non di un vero carisma, come sopra enunciato - tuttavia il mago dagli occhi azzurri riesce, con la strenua applicazione di una rete di inganni e menzogne, a offrire un’immagine di sé sufficientemente attraente da ottenere il crisma di una limitata notorietà. Notorietà più che sufficiente a soddisfare le sue brame, visto che in più punti sembra non essere affatto consapevole della sua distanza da figure ben più carismatiche di lui - quali Silente o addirittura il piccolo Harry.

Si può parlare di malvagità? Indubbiamente sì. Allock non ha alcuno scrupolo di lasciare dietro di sé le vittime della sua meschina ambizione; non si preoccupa dei danni che potrebbe causare, né riesce a concepire di poter rompere con il suo passato e compiere, finalmente, una qualche schietta impresa in prima persona. Rinchiuso nel suo piccolo mondo soffocante, cerca anzi di distruggere ogni cosa che possa frantumare i suoi sogni. 

 



Bibliografia/sitografia


  1. Harry Potter e i Doni della Morte, cap. 33

  2. Harry Potter e il Principe Mezzosangue, cap. 24

  3. Harry Potter e l'Ordine della Fenice, cap. 29

  4. Harry Potter e il Calice di fuoco, cap. 27.

  5. Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, cap. 22

  6. https://www.wizardingworld.com/writing-by-jk-rowling/gilderoy-lockhart

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