Grigorij Rasputin: santo predicatore o santo ingannatore?

Grigorij Rasputin: santo predicatore o santo ingannatore?



Russia, 1919.

Lo zar è morto e con lui la sua famiglia, uccisi per mano dei Bolscevichi.

Tra le rive del fiume Malaja Nevka, i sostenitori di Lenin ritrovano un corpo congelato il cui nome diventerà sinonimo di male: Rasputin.

Nato come Grigorij Efimovic Rasputin, Rasputin nacque in un piccolo paesino della Siberia chiamato Pokrovskoe il 21 gennaio 1869.

Sebbene suo padre Efim Rasputin non vedeva in lui un enorme potenziale non mandandolo a scuola, Grigorij mostrò di avere un carisma fuori dal comune che influenzò molto gli altri: a 8 anni, perse il fratello Mikhail che cadde con lui in un torrente ghiacciato ma solo Grigorij si salvò. La sua indole alquanto riservata ed incline ad atti mistici, lo portò, dopo quell’incidente ad isolarsi da tutti.

Per anni, lavorò come allevatore di cavalli e netturino sposandosi il 2 febbraio 1887 con Praskov’ja Fedorovna Dubrovina che gli diede ben 7 figli.

Un giorno, nel 1892 abbandonò tutto e tutti per andare in un monastero ortodosso a Verchotur’e dove imparò a leggere e a scrivere; lì incontrò Padre Makarij che fu la sua guida spirituale guidandolo ad una vita di astinenza.

Rasputin raccontò alla sua famiglia che, sulla via del ritorno, la Madonna di Kazan’ gli sarebbe apparsa chiamandolo a sé come portatore di un messaggio di pace; così abbandonò tutto e tutti, dedicandosi completamente alla vita mistica diventando una sorta di santone o jurodivyj ossia un folle di Dio.

Fu noto il suo pellegrinaggio a Kiev nel 1903 per poi dirigersi a Kazan’: lì, le sue visioni e il suo carisma fecero incantare la gente, persino l’arcivescovo che gridò al miracolo per aver visto nei suoi occhi di ghiaccio, l’incontro santo con la Madonna.

Nel suo peregrinare, Rasputin confortò le anime di moltissime persone e odi dei suoi miracoli usando il potere delle mani, arrivarono fino alle orecchie dello zar Nicola II Romanov.

Fu così, che Rasputin arrivò a San Pietroburgo nel 1903: inizialmente arrivò per incontrare Giovanni di Kronstadt per chiedergli soldi per costruire una chiesa al villaggio suo, ma tutto cambiò quando incontrò le principesse Milica ed Anastasia del Montenegro.

Affascinate dal suo unico carisma e anche dal suo portamento, insolito per un santone, le due donne decisero di presentare l’uomo allo zar.

Nicola era molto preoccupato per la salute del suo unico figlio maschio ed erede al trono, lo zarevic Aleksej: infatti, il bimbo soffriva di emofilia, una condizione ereditata dalla madre Aleksandra Feodorovna che aveva preso dalla zia, la regina Vittoria.

Nessuno sapeva come curarla, neanche i medici di corte così, nel 1907, Nicola chiese a Rasputin di recarsi a Carskoe Selo dove lo zarevic stava, dopo una brutta caduta: grazie alla preghiera, Rasputin salvò il giovane che diede segni di miglioramento, dovuti anche al fatto che tolse le aspirine dategli dall’archiatra di corte perché erano dannose per la coagulazione.

Così, tutti contenti, lo zar e la zarina decisero di invitare Rasputin a corte e di renderlo il medico di Aleksej; se il giovane zarevic adorava la presenza di quel mago, molti a corte non l’apprezzavano: tra di loro c’era l’archiatra Botkin e il principe Feliks Yusupov di cui fu suo rivale.

Egli pensò che,tramite l’ipnosi, Rasputin avesse soggiogato l’intera famiglia avvicinandoli ancora di più alla religione, arrivando addirittura a giacere con la stessa Aleksandra: da lì, esplose il fenomeno “Rasputin”.

Tutte le donne di Russia, ammaliate da quel santone che vedeva nelle loro anime e che si diceva fosse un demone nel talamo, volevano conoscerlo e chiedere una grazia: questo fatto fu rafforzato anche dalla notevole prestanza fisica che le cronache tramandarono. Ciò è raccontato in un peculiare incidente avvenuto nel 1914 al ristorante Jar nel quale Rasputin, in preda all’alcol, si ubriacò e, dopo aver danzato, mostrò le sue parti intime a delle ragazze gitane: ciò si ritrovò nei rapporti segreti della polizia segreta zarista di cui però, non abbiamo gli originali.

Oramai questa tradizione venne tramandata fino ai giorni nostri, finendo dentro alla canzone del gruppo disco Boney M intitolata “Rasputin”.

Ma se da un lato, la Russia stava tornando ad una forte religiosità, dall’altra Nicola doveva combattere una personale guerra che, con i leninisti da un lato e la Grande Guerra dall’altro, fece capitolare in breve tempo il potere zarista facendo abdicare Nicola nel 1918. E la colpa di tutto questo venne data a Rasputin.

Secondo Yusupov e gli altri suoi commilitoni, la sua influenza era stata la causa scatenante della fine dello zar e per questo dovevano farlo fuori, cercando di ristabilire la monarchia prima che andasse persa.

Infatti, Rasputin ebbe un forte ascendente su Aleksandra che venne vista come incapace di regnare e influenzò fortemente la scelta di molti ministri come Boris Stjurmer nel 1916; nonostante fosse un pacifista, molti riferivano che avesse un carattere difficile e per salvare la monarchia, Dmitrij Pavlovic Romanov, Feliks Yusupov e Suchotin architettarono la morte di Rasputin, asserendo che un muzak, un analfabeta, non poteva regnare la Russia.

La notte tra il 16 e il 17 dicembre del 1916, Yusupov assieme al dottor de Lanzovert accompagnarono Rasputin in una camera sotterranea dove bevve del vino avvelenato. Notata la sua eccezionale tempra che non dava segni di avvelenamento anche tramite il thé intriso di cianuro, i congiurati spararono a Rasputin ma nulla accadde.

Infatti, mezzo ferito Rasputin corse fuori dal palazzo dove Puriskevic gli sparò al rene e alla spina dorsale facendolo cadere a terra. Chi gli diede il colpo di grazia fu Yusupov che gli sparò all’occhio destro portandolo alla morte; per fare in modo che non tornasse in vita, pensando che fosse maledetto, Yusupov, aiutato da alcuni congiurati, lanciò da un ponte il corpo di Rasputin che finì nel fiume Malaja Nevka. 

Oramai il destino della Russia era segnato: con la fine della Grande Guerra, i leninisti presero il potere e Nicola dovette abdicare. Però per evitare un ritorno del potere zarista, il 17 luglio 1918 presso la Casa Ipat’ev, Jurovskij commissario della neonata Unione Sovietica uccise a colpi di mitragliatrice, tutta la famiglia Romanov, persino Aleksej e Anastasia. I loro corpi saranno ritrovati soltanto nel 1979.

La fama di Rasputin come personaggio nero divenne tale grazie anche agli adattamenti cinematografici e per la televisione, in particolare quello con Alan Rickman del 1996 e il film di animazione “Anastasia” in cui Christopher Lloyd rende immortale il santone che tanto ha incantato la Russia con le sue parole di speranza e di redenzione.


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Bibliografia

Visione del film Rasputin – Il demone nero, regia di Uli Edel, 1996.

Grillandi M., Rasputin, Milano, Rusconi, 1979.

Natalizi M., Il burattinaio dell’ultimo Zar. Grigorij Rasputin, Roma, Salerno Editrice, 2016. 

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